Trekking sul Monte Vettore… Prosegue l’avventura di Riccardo – Patacca Wild da dove provengono quei passi che lo hanno svegliato? Chi si aggira in cima al Monte Vettore prima dell’alba? Ti sei perso la prima parte? leggi qui
Dopo aver sentito i rumori decido di agire, giusto per scoprire di che morte dovrò morire. Apro la tenda ed esco velocemente in tutto il mio splendore, ovviamente scherzo, sembravo un vecchio bradipo colpito da varie ernie, ma a parte i dolori davanti a me si sta svolgendo uno spettacolo puro. Buio totale con all’orizzonte una riga netta orizzontale che si staglia nel cielo, è la luce solare che è appena dietro la terra o meglio al mare.
Esco e controllo la tenda dei miei compagni ancora sigillata e ben congelata, guardo verso la vetta a circa 30 metri, da dove sento provenire solo voci deboli e decido di salire per capire chi è che mi ha svegliato.
Mi avvicino e vedo nel buio delle sagome, mi puntano la torcia in faccia così giusto per farmi inciampare. Alzo le mani congelate e urlo “Non sparate, sono disarmato e non sono un nemico” Si trattava di un gruppo di ragazzi partiti da valle attorno alle 23.00 per raggiungere la vetta e vedere l’alba, insomma gente più pazza di noi. Erano giunti stremati e mi sembravano Zombie (va be, io forse ero messo peggio di loro).
Ti è piaciuto questo articolo? Lascia il tuo 'Like' cliccando sul pulsante!
A quel punto il sonno mi era passato del tutto anche se mi sentivo distrutto, rimango con loro e ci mettiamo a chiacchierare aspettando l’alba, ed ecco poco dopo lo spettacolo incredibile.
Ti è piaciuto questo articolo? Lascia il tuo 'Like' cliccando sul pulsante!
Nel frattempo anche i miei compagni ci raggiungono, in vetta c’era talmente tanta gente che sembrava una domenica pomeriggio d’agosto, e invece sono solamente le 5 del mattino. Facciamo le foto di rito insieme all’alba e ritorniamo alle tende per fare colazione e sistemarci.
Ti è piaciuto questo articolo? Lascia il tuo 'Like' cliccando sul pulsante!
E ricominciano i problemi: acqua e frutta congelata, avremmo bisogno di un bagno per fare cose serie, ma c’è talmente tanta gente da sembrare un autogrill, manca solamente l’autobus pieno di turisti giapponesi che fotografano le cose più stupide. Che facciamo? Dove andiamo a fare quella cosa lì? Insomma… la cosa era seria… Io non ce la faccio più, impensabile trovare alle 6.30 del mattino in cima a un monte di 2400 metri così tanta gente da non trovare un cespuglio per le proprie cose.
Ci allontaniamo dalla parte opposta del sentiero, verso il precipizio, sperando di trovare un buco o una insenatura lontana da sguardi indiscreti dove poter depositare le uova, dico così perché sembravamo un branco di galline in pena, e alla fine ce la facciamo.
Fatto tutto, con aria notevolmente risollevata, si risale la parete per raggiungere le tende e iniziare il calvario che comporta lo smontare e stivare il tutto negli zaini esattamente come prima della partenza consapevoli che un piccolo errore di piegatura può voler dire ricominciare da capo.
Ripartiamo nel nostro trekking sul Monte Vettore scendendone la vetta per poi risalire sul Pizzo del Diavolo (2410m). Scesi sulla sella dove si trova il Bivacco Zilioli, il sentiero, o meglio, la parete sale subito ripidissima per ritornare in cresta e subito iniziano i problemi.
I 23Kg sulle spalle si sentono, un compagno di squadra (sempre lui, quello sconvolto) ha problemi di crampi e decide di tornare al bivacco per poi, con molta calma ritornare a valle, prima però vuole assistere alla nostra salita in cresta.
Con rammarico ci salutiamo, ma ho un vago presentimento: il Pizzo del Diavolo non è lontano, ma sento che non riusciremo a raggiungerlo. Il sentiero è troppo esposto e senza protezioni, nel caso ritornasse il vento diventerebbe un bel problema riscendere con quel peso sulle spalle.
Proseguiamo e finalmente raggiungiamo la prima vetta, Punta prato Pulito
Da ora in poi è tutto in cresta fino al punto stabilito, ma i problemi non terminano, ora abbiamo a che fare con le fratture nel terreno causate dal terremoto Umbro/Marchigiano che rende ancor meno praticabile il percorso.
Ti è piaciuto questo articolo? Lascia il tuo 'Like' cliccando sul pulsante!
Da Cima Prato Pulito ci dirigiamo verso la vetta del Redentore per poi attraversare la stretta cresta del Pizzo, ma le ginocchia non ci reggono in piedi, la schiena è diventata un tronco di legno ed il passo è sempre più lento. In silenzio ci fermiamo senza toglierci lo zaino che ormai è diventato un blocco unico con il nostro corpo e senza sedersi, ammiriamo il panorama e il lago di Pilato sotto di noi, ci guardiamo negli occhi e ci capiamo al volo.
Il Pizzo del Diavolo non l’abbiamo mai raggiunto, io sono circa vent’anni che ci provo ed anche questa volta si torna casa dopo averlo sfiorato.
Ti è piaciuto questo articolo? Lascia il tuo 'Like' cliccando sul pulsante!
La missione è fallita, senza fermarsi per un riposo e senza parole si voltano le spalle, e si volge la vista all’orizzonte infinito. Porca vacca! come facciamo ora a scendere fino alla nostra base sotto quelle nuvole!?!
Non so come, ma un passo alla volta (anzi mezzo passo), sperando di non piegare troppo le ginocchia altrimenti non ci si sarebbe rialzati più, iniziamo la lunga discesa ripidissima da un lato ed a picco dall’altro. La cresta non ha un proprio sentiero, andiamo a caso cercando di rimanere in equilibrio.
Finalmente dopo qualche ora arriviamo al bivacco Zilioli da dove parte il classico sentiero che ci porterà a valle con vista del grande piano fiorito sempre davanti a noi.
Il sentiero di ritorno è un classico sentiero di montagna privo di difficoltà, ma le nostre gambe e la schiena sono ormai arrivate alla frutta e più di una volta ci siamo trovati a culo per terra senza avere la forza per rialzarsi.
Scendiamo con le facce sconvolte, sporche di polvere e sudore, ma con molta soddisfazione riceviamo i saluti pieni di rispetto da parte degli escursionisti che incontravamo mentre salivano in vetta (si vedeva da lontano un Km che avevamo passato la notte lassù) e arriviamo alla strada asfaltata dove troviamo il nostro terzo uomo che ci aspettava ormai da mezza giornata.
Abbiamo vissuto due giorni intensissimi, abbiamo fatto molta fatica, i dolori muscolari e scheletrici non si contano. Con fame e voglia di mangiare e bere qualcosa di diverso attraversiamo il mare di fiori e ci dirigiamo all’area sosta camper della piana di Castelluccio e con ancora la fatica stampata in faccia incominciamo a pensare alla prossima avventura
Ti sei perso la prima parte del Trekking sul Monte Vettore di Riccardo? clicca qui
Trekking in Emilia Romagna? Scopri il Parco Storico di Monte Sole
Ti è piaciuto questo articolo? Lascia il tuo 'Like' cliccando sul pulsante!
Info utili e link pubblicitari
Dove sostare con il camper e la caravan – Punto sosta Parcheggio Piano Grande
Ti è piaciuto questo articolo? Lascia il tuo 'Like' cliccando sul pulsante!