Patacca Wild è il soprannome affibbiato a Riccardo dopo aver saputo di questa sua avventura di trekking e campeggio libero sul Monte Vettore. Una escursione con zaino in spalla e una notte passata in tenda a 2400 metri di altitudine assieme ad altri due compagni di avventura percorrendo sentieri e crinali sull’appennino umbro – marchigiano.
Trekking e campeggio libero sul Monte Vettore una avventura da ricordare…
L’idea di buttarmi in una avventura che implicava camminare su di una cresta montuosa per più giorni di fila mi rimbalzava da tempo nella testa, così un giorno, assieme ad amici abbiamo incominciato a pianificare “per gioco” questo sogno che col passare del tempo si è concretizzato. Ogni volta che ne discutevamo le idee nelle nostre menti si facevano sempre più chiare, fino a quando non siamo riusciti a trovare anche la meta giusta e abbiamo deciso quindi di partire all’avventura facendo trekking e campeggio libero sul Monte Vettore
Luglio 2018…
L’equipaggio è formato da tre persone con 2 tende. L’obiettivo è dormire sulla vetta del monte Vettore (2476m), situato nel gruppo dei monti Sibillini, per poi proseguire in cresta fino al Pizzo del Diavolo (2410m) camminando lungo la faglia formata dal terremoto del 2016 per poi scendere lungo un ghiaione spettacolare sulle rive del lago di Pilato.
Come punto di partenza per il nostro trekking e campeggio libero sul Monte Vettore utilizziamo l’area camper/caravan sul Piano Grande di Castelluccio di Norcia nei pressi del maneggio in direzione Forche Canapine, l’area è dotata di Wc chimici, acqua di sorgente e un piccolo ristoro ed è perfetta anche per sostare durante il periodo della fioritura di Castelluccio.
Imbocchiamo il sentiero per salire in cresta dal passo Forca di Presta, è il periodo della fioritura, lo spettacolo è unico
Il sentiero sale subito ripido, le ginocchia sono già in crisi, per fortuna il panorama distrae dai dolori e dalle imprecazioni.
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Raggiungiamo dopo qualche ora il primo e unico punto in piano dove potersi riposare, Il bivacco Zilioli, purtroppo ora chiuso e diventato pericolante dopo il terremoto.
Insorge il primo problema: togliersi lo zaino che pesa “solamente” 23 kg e mettersi a sedere, con manovre da strappi muscolari… pensando “e poi chi si alza più?”
Facciamo qualche minuto di riposo consumando una merenda, poi ripartiamo per la vetta dove dobbiamo assolutamente arrivare prima che si faccia buio e per non farci mancare nulla nel frattempo inizia a incalzare prepotentemente il vento.
Ma PorcaMiseriaVacca! Il sentiero è sempre più ripido, lo zaino sembra sempre più pesante, le ginocchia fanno giacomogiacomo. Cerco di drogarmi masticando zenzero fresco impregnato di sudore…
Finalmente arriviamo alla spicciolata sulla cima, senza fiato e senza parole, io non vedo e non sento niente per la stanchezza, tutto mi sembra un miraggio. Il mio amico dietro di me sembra recitare un rosario in lingua sconosciuta. In due riusciamo a toccare la croce sulla cima, il terzo compagno di avventure rimane in catalessi a circa 30 metri da noi, non capiamo bene se sveglio e vigile o allucinato visto il suo sguardo perso nel vuoto come se stesse avendo una visione.
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La temperatura è bassa, il vento è veramente forte, tanto da dover urlare per sentirci quando parliamo tra di noi. Cerchiamo un punto dove tentare di piantare la tenda prima che ci si congelino le dita. Spostiamo qualche masso cercando di creare un piano ma il vento non ci aiuta, siamo poco sotto i 2500m a pochi metri dal vuoto e siamo consapevoli che se ci parte la tenda mentre tentiamo di fissarla siamo nella m…
Dopo un bel po’ di tempo (che non sono riuscito quantificare) e qualche nomaccio volato via assieme al vento, le tende sono pronte.
Le guardiamo con amore dopo la fatica impiegata per erigerle e speriamo che reggano alle raffiche di vento che stanno diventando sempre più incessanti. Nel frattempo il sole se ne va, il freddo è sempre più deciso, mentre i due compagni d’avventura sono in tenda (uno dei quali, quello della visione, non ha aperto bocca dall’arrivo ed ha sempre lo sguardo da tossico) io decido di risalire i 30 metri che ci separano dalla vetta per ammirare il tramonto. Lo spettacolo è spaventosamente fantastico e quasi spettrale, in quella montagna ci sono solo io, i 2 amici in tenda (che non capisco se sono ancora vivi) e da una volpe (almeno sembra) che da un po’ gironzola un pò distante rimanendo in penombra.
In pochi minuti il sole scende definitivamente, il freddo mi congela la mandibola, avrei bisogno di fare un bisognino, ma solo al pensiero mi si congela tutto. Preferisco rientrare in tenda sperando di non farmi scoppiare la prostata.
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DMi sdraio sopra un materassino da palestra, con 3 paia di calzetti, 2 pantaloni, tre maglie, guanti, papalina, sacco a pelo il tutto avvolto da una coperta isotermica, mi sento praticamente un salame nella carta stagnola. Tutto sommato posso dire che stavo quasi bene, avevo solo freddo alla punta del naso. Le raffiche di vento piegavano la tenda… (si, ok!! Confesso che ero preoccupato) ma la stanchezza era troppa, così dopo l’ultima occhiata al panorama della notte spengo la lanterna, unica fonte di calore e luce. Mi ero raffigurato questa avventura come una immersione totale nella natura dove avremmo dormito nel silenzio totale e invece sembrava di stare in mezzo ad un aeroporto militare in periodo di guerra.
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Tento di dormire rigirando da destra a sinistra non trovando pace, le braccia mi formicolano per via del terreno duro e roccioso e ad un certo punto succede qualcosa. All’improvviso un silenzio tombale, lì per lì pensavo d’essere morto, invece era semplicemente cessato il vento così improvvisamente che sembrava che qualcuno avesse staccato la presa di un compressore ad aria. Non so che ore fossero, era troppo buio e troppo freddo per mettere fuori il braccio e guardare l’orologio. Riprendo il sonno, ma per poco: si, perchè comincio a sentire dei passi vicino alla mia tenda, passi umani, suono da scarponi e a questo punto faccio il sacrificio di guardare l’orologio (erano le 04:15), “perbaccolina (non ho esattamente pensato a questa parola) ma chi è a quest’ora a 2500 metri nel gelo?” Rimango in silenzio e cerco di capire se c’erano anche passi di animali. L’unica cosa logica che mi era venuta in mente era che fosse un pastore, ma a quell’ora mi sembrava comunque strano. Dopo pochi minuti sento altri passi e sempre più numerosi e qualche debole voce, avrei voluto urlare ”Fate silenzio! C’è gente che dormeee!” ma ho pensato non fosse il caso e decido di andare a vedere da dove provengono quei rumori.
L’avventura di Riccardo e dei suoi amici continua… Trekking e campeggio libero sul Monte Vettore clicca qui per la seconda parte
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Info utili e link pubblicitari
Dove sostare con il camper e la caravan – Punto sosta Parcheggio Piano Grande
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