Conto alla rovescia per le notti delle stelle cadenti di agosto

Riproduzione artistica di una pioggia di stelle cadenti

La tradizione popolare  continua a chiamarle  ‘lacrime di San Lorenzo’ perchè appaiono in buona parte durante la notte intitolata a quel santo. Ma è tempo di sfatare alcune leggende.

Le stelle cadenti altro non sono che polvere o frammenti cometari lasciati dalla cometa ‘madre’ quando la sua orbita interseca quella della Terra al suo massimo avvicinamento con il Sole (perielio) e che entrando nell’atmosfera a velocità ipersonica liberano la loro enorme energia sotto forma di calore, ionizzazione e luce.

Una riflessione è d’obbligo: dobbiamo al sottile velo dell’atmosfera spessa circa 100 chilometri se possiamo disporre di un ombrello  protettivo che consente la vita sul nostro pianeta, bombardato continuamente da questa materia interplanetaria. Sulla Luna ad esempio la vita è preclusa perché il satellite non dispone di questo ombrello protettivo mancando del tutto di atmosfera.

Poi c’è un altro mito da sfatare. Le ‘lacrime di San Lorenzo celebrate dal Pascoli nella sue celeberrima poesia ‘X agosto’ (“San Lorenzo, io lo so perché tanto/ di stelle per l’aria  tranquilla/arde e cade, perché sì gran pianto/nel concavo cielo sfavilla…”) hanno da molti anni il loro picco non il 10 ma il 12-13 agosto.

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E poi il martire che morì il 10 agosto 258 dC. sotto l’imperatore Valeriano torturato a tal punto da impietosire il cielo che ‘lacrimo’ per la sua morte, sembra sia morto non arrostito su una graticola ma decapitato.

Quindi le stelle cadenti non sono altro che meteore di origine cometaria ed è importante capire che queste entrano nella nostra atmosfera a velocità non raggiungibili da nessun veicolo umano. Quando la cometa da cui traggono origine si trova a grandi distanze dal Sole riusciamo a distinguere soltanto una macchia diffusa di tipo stellare che riflette la luce solare.

Il suo nucleo può essere assimilato ad un’enorme palla di neve sporca che diventa poi attiva soltanto quando si trova vicina al punto da far evaporare i ghiacci. In realtà nello spazio vuoto i ghiacci non si sciolgono per formare un liquido, ma semplicemente evaporano passando dallo stato solido allo stato gassoso. Molti dei composti presenti nelle comete provengono dalle nubi interstellari  e tra questi composti, i più importanti sono l’acqua, l’ammoniaca, il metano e l’etano ma sono pure presenti atomi di elementi più pesanti, tra cui il silicio e il ferro.

Ecco perché le comete, e quindi le stelle cadenti possono aver contribuito in maniera significativa alle riserve d’acqua e carbonio sulla Terra, Marte e Venere ed è probabile che alcuni pianeti giganti del sistema solare, come Urano e Nettuno, si siano formati a seguito della concentrazione di materia di origine cometaria.

Ad ogni ritorno al perielio (punto più vicino al Sole), le comete si disgregano  parzialmente formando nuvole di polvere e gas (sciami di meteore) che al contatto con l’atmosfera si incendiano, dando appunto origine al fenomeno delle stelle cadenti.

Le Perseidi di agosto, le Orionidi di ottobre e le Leonidi di novembre, sono esempi di sciami costituiti di particelle cometarie che entrano nell’atmosfera con la stessa velocità e che sembrano provenire dallo stesso punto della sfera celeste (radiante) dove si localizza una costellazione. La Terra ogni anno incontra questi granelli di sabbia quando interseca l’orbita della cometa madre.

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In foto: passaggio di una cometa al perielio (punto più vicino al Sole) e sul piano dell’orbita della Terra, con rilascio di polvere e frammenti che diventano meteore (stelle cadenti) entrando nell’atmosfera terrestre (vedi riquadro a sinistra)

Le Perseidi sono ‘figlie naturali’ della cometa Swift-Tuttle, una cometa periodica (con periodo orbitale di circa 130 anni) del sistema solare, appartenente alla famiglia cometaria della cometa di Halley. La cometa è stata scoperta nel 1862, ha fatto ritorno nel 1992 e dovremo aspettare fino al 2022 per assistere, si fa per dire, al prossimo passaggio dalle nostre parti.

Lo sciame meteorico delle Perseidi, tra i più conosciuti e regolari, fu scoperto da Giovanni Virginio Schiaparelli nel 1866, a seguito del passaggio al perielio della cometa del 1862.

In foto: la costellazione di Perseo, eroe mitologico, da cui sembrano provenire le stelle cadenti di agosto (radiante)

Il nome Perseidi deriva dalla costellazione di Perseo che alla data e ora suggerite si troverà bassa all’orizzonte in direzione nor-nordest, con il radiante (punto astronomico apparente da cui sembrano provenire le meteore) posto a circa 17° di altezza.

A dispetto di quanto comunemente si pensi, queste meteore sono osservabili dalla terza settimana di luglio alla terza settimana di agosto, per un mese in definitiva. Il momento in cui lo sciame raggiunge il suo massimo di attività si avrà quest’anno tra il 12 e il 13 agosto (precisamente dalle 16:00 del 12 alle 04:30 del 13 agosto, ora italiana).

I frammenti cometari più grossi generano meteore eccezionalmente luminose (fireballs) che si possono frammentare nell’impatto con l’atmosfera in maniera catastrofica dando origine talvolta ad effetti acustici (bolidi).

Come accennato, ogni cometa al suo passaggio al perielio lascia dietro di sé lungo la propria orbita nuvole di polvere e frammenti dopo essere stata surriscaldata dalla radiazione del Sole, emettendo dei gas che trascinano le particelle fuori dalla cometa.

Queste nuvole possono diventare sciami di meteore se la Terra incontra questo flusso di materia interplanetaria, come appunto è il caso delle Perseidi.

La maggior parte delle Perseidi ha massa di pochi milligrammi ed entra nell’atmosfera a più di 200 mila chilometri orari evaporando totalmente ad altezze tra 60 e 120 chilometri.

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Consigli per l’osservazione

Se si vuol osservare una stella cadente, bisogna evitare le sorgenti di luce che inibiscono la visione distinta ad occhio nudo.

Consigliabile quindi fuggire dalle luci dei centri abitati, possibilmente recarsi in campagna, meglio in luoghi collinari/montuosi  e distendersi completamente a terra per avere un campo visivo il più ampio possibile.

Un altro consiglio è di attendere le 22:30 del 13 agosto per avere il radiante a circa 20° sull’orizzonte nord-nordest.

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Tuttavia, le meteore appaiono in tutto il cielo: ripercorrendo idealmente all’indietro le scie delle Perseidi, esse convergerebbero proprio nel radiante. Dopo un buon 2015 e 2016, per il 2017 le circostanze non saranno ideali. La Luna, infatti, sarà piena il 7 agosto, per poi spostarsi nelle notti successive nella seconda parte della notte, sorgendo nelle ultime ore della notte, le più importanti per le osservazioni. Tecnicamente si può osservare a qualsiasi ora della notte, ricordando però che nella seconda parte di essa si assiste ad un sensibile aumento dell’attività meteorica. Il massimo è previsto nella notte tra il 12 e 13, con i limiti di cui sopra, dovuti alla Luna. Poco prima dell’alba del 13 agosto, la Luna creerà problemi. Sarà tuttavia possibile osservare le meteore più brillanti. Per quanto le primissime ore della notte non siano solitamente le migliori, quest’anno esse saranno al riparo della luce lunare, perciò varrà la pena provare.

Chiunque disponga di una fotocamera capace di esposizioni relativamente lunghe può tentare, senza difficoltà, la ripresa delle Perseidi più brillanti. Le probabilità di una buona riuscita dipendono dall’area di cielo inquadrata nella ripresa, dalla luminosità dell’obiettivo impiegato, dalla sensibilità ISO adottata (800/1600 ISO consigliata), e dall’esposizione delle immagini in sequenza (30/60 secondi ciascuna), puntando in direzione del radiante. Si può comprendere che maggiore è il campo inquadrato, maggiori saranno le possibilità di intercettare la traccia di una meteora. Ottimi in tal senso gli obiettivi super grandangolari (con focale inferiore ai 20mm).

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Note sull'Autore

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Giordano Cevolani, dirigente di ricerca, già responsabile dell’Area della Ricerca del CNR a Bologna, è uno stimatissimo geofisico e planetologo.

Per molti anni  è stato uno dei referenti italiani per meteore e meteoriti ed ha partecipato alle ricerche in Antartide.

Nel 1996 gli è stato dedicato un asteroide (6069 Cevolani).

Ha più di 200 pubblicazioni ed è autore di saggi scientifici.

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