Il pensiero di un camperista solitario che ama viaggiare da solo con il suo camper
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Viaggiare soli è un’idea che la maggior parte della gente ripudia dai propri pensieri: l’uomo nasce come animale sociale, è un istinto primordiale, una necessità di appartenenza e di condivisione che ci ovatta, ci protegge davanti agli imprevisti, alla paura, all’incognita.
L’uomo in branco è vile, spavaldo, cinico, insensibile, impegnato a prevaricare sull’altro per dimostrare il proprio ego e la propria forza, concentrato ad esaltare il proprio lato migliore e a celare quello più cupo, ombroso, debole.
Il viaggiatore solitario è nudo: è una conchiglia senza guscio, un veliero in balia degli eventi; non avere un nostro simile con cui confrontarsi, decidere o più semplicemente parlare rende tutto più complesso e impegnativo.
Viaggiare soli è un’esperienza mistica che non tutti desiderano fare.
Quando viaggio i miei sensi si amplificano, magicamente le note del mio pianoforte aumentano, sono più attento a quel che mi circonda: odori, colori, sono concentrato su me stesso per necessità e non per vezzo; tenere a bada le emozioni, la solitudine, i pensieri , la paura, sono un allenamento per l’anima che richiede un certo impegno.
Solo, colgo l’attimo, la sfumatura, i miei scatti migliori sono quelli più istintivi meno pensati, a volte durante una corsa in riva al mare, ispirato solamente da una natura che mi parla, o semplicemente dopo una curva nel bel mezzo del nulla. Non amo portare con me una macchina fotografica perché questo implica un limite, un impaccio non fisico ma mentale, subentra una forzatura che con un semplice cellulare al seguito non sento.
Non sono un pianificatore, i pochi tentativi sono miseramente naufragati.
Parto con una destinazione di base senza documentarmi più di tanto e poi strada facendo, guardo, decido, valuto… semplicemente mi ascolto.
Ogni partenza è anticipata da quel leggero senso di irrequietezza che generalmente contraddistingue i viaggiatori solitari: un frullato di sensazioni positive e negative che è bello tenere a bada; odio gli adii e i festeggiamenti, mi piace partire un po’ in sordina, chiudere la porta di casa e andarmene.
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Nel camper ho ritrovato il guscio che mi protegge: mi fa sognare, imprecare, sorridere, piangere, un’intimità unica che calza perfettamente con la mia natura.
Quando tra noi appassionati leggo diari di viaggio bellissimi e dettagliati, più esaustivi di una guida Lonely Planet, rifletto e mi rendo conto che nulla è più distante dalla mia essenza: se non percepisco anima e sensazioni mi blocco, non capto, non assorbo.
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Amici, se considerate di pianificare un bel viaggio da soli posso solo darvi un consiglio: riempite la valigia di cuore, sogni, istinto e tanta voglia di partire, tutto il resto verrà da sé.
Che questo 2018 possa spiegare le vele a tutti.
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