Ella e John sono due anziani coniugi con gravi problemi di salute. I figli della coppia hanno organizzato per l’anziana madre un ricovero per cercare di lenire i suoi problemi di salute, ma la cosa la porterebbe inevitabilmente a lasciare solo l’amato marito, un vecchio professore di lettere con gravi problemi di memoria. Ella decide quindi di fuggire per un lungo viaggio con il loro camper degli anni 70, soprannominato “The Leisure seeker”, imboccando la Old Route 1 fino a raggiungere Key West per visitare la casa di Hemingway, grande sogno mai realizzato di John. Un grande viaggio on the road che li porterà a rivivere il passato, toccando paesaggi mozzafiato.
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Ci sono alcuni film che una volta finito di guardarli lasciano senza parole perché sono riusciti a toccare alcuni tasti particolarmente significativi della vita di ognuno di noi. Partono i titoli di coda e si rimane a leggere tutti i nomi degli attori, degli sceneggiatori, dei produttori e persino degli addetti al catering per cercare di concentrarsi su qualsiasi altra cosa che non sia la storia che hai appena visto per evitare di mettersi a piangere lì, davanti a tutti. Poi si esce dalla sala e si scoppia a piangere in mezzo al foyer del cinema, pieno zeppo di gente; a quel punto non importa più fare brutte figure, perché se un film è riuscito a toccare certe corde significa che ha centrato il suo obiettivo.
In “The Leisure Seeker” il protagonista non è, come molti pensano, il camper, tantomeno il campeggio. Il protagonista è il viaggio: quello della vita, che inevitabilmente giunge al tramonto. Paolo Virzì non è nuovo a trattare temi del genere, l’ha già fatto in “La prima cosa bella” e lo fa sempre con una certa “leggerezza” e poesia che spiazzano; perché il film è semplice, se vogliamo anche scontato, ma estremamente toccante. È la storia di un grande amore, quello tra due persone che hanno passato la vita assieme senza mai stare l’uno lontano dall’altro, che non vogliono arrendersi alla fine della vita e decidono di farlo intraprendendo un viaggio sul mezzo che oltre 40 anni prima aveva regalato loro viaggi indimenticabili.
È un film che affronta temi che spesso sono ancora tabù, come quello del sesso tra anziani, della malattia, del crollo fisico, della morte, e ci riesce con una delicatezza e un’ironia che stravolgono l’anima, perché non si sa mai se sorridere o piangere e ci si ritrovi travolti da un turbinio di emozioni che attanagliano lo stomaco. Perché? Perché è facile immedesimarsi nei protagonisti. Al giorno d’oggi è purtroppo comune avere a che fare con genitori non più autosufficienti ed è praticamente inevitabile passare dall’essere figli all’essere “genitori dei propri genitori”. E poi ci sono loro, Ella e John, che sbattono in faccia realtà e non si può fare a meno di pensare che chiunque, ognuno di noi, un giorno, potrebbe essere come loro.
Un film che fa riflettere, sulla parola amore con la A maiuscola e sulla vita, un vero e proprio viaggio nel quale non bisogna mai dimenticare che l’importante non è la meta, ma il percorso che si intraprende per arrivarci.
Curiosità: Il camper utilizzato nel film è della casa produttrice Winnebago e il modello è l’Indian, un motorhome messo in vendita a partire dal 1974. Nel caso siate amanti dei mezzi d’epoca potete dare un’occhiata al catalogo ufficiale del camper nel sito della casa produttrice, ancora in attività. Clicca qui per il catalogo.
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