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Mirò disse: “si può guardare un quadro per una settimana e poi dimenticarlo. Si può anche guardare un quadro per un istante e pensarvi per tutta la vita. Per me un quadro deve produrre scintille.”

Una mostra è un luogo privilegiato dove può avvenire questo incontro personale ed esplosivo con l’arte. Incontro possibile fino a 17 settembre 2017 alla mostra “Mirò! Sogno e colore” a palazzo Albergati, Bologna.

Miró nasce a Barcellona al tramonto del secolo che sogna le magnifiche sorti del progresso e butta alle ortiche le antiche regole dell’arte pittorica.

E’ un bimbo taciturno e sognatore, un po’ disadattato. Figlio e nipote di gente perbene, di bravi artigiani benestanti, passa le estati nella vivacità di piccoli paesi catalani e nell’azzurro lucente del mare e del cielo di Maiorca. Disegna. E quando disegna è felice. Disegna paesaggi. I paesaggi della sua Catalogna.

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Ci provano a farlo diventare un bravo contabile, ma non ci riescono perché lui vuole disegnare, dipingere e il conflitto fra le sue aspirazioni e la volontà altrui diventa malattia. Racconterà che: “la pittura appesa al chiodo per andare a lavorare in ufficio; una catastrofe; faccio disegni sui libri contabili e naturalmente mi cacciano via.” Per curare la depressione lo mandano in una casa di campagna che la famiglia possiede a Montroig, vicino a Tarragona e al mare.

È nato per dipingere, per disegnare, per giocare con i colori, le forme, i materiali.

È l’inizio di un viaggio nel mondo dell’arte che anche per “colpa” sua non sarà più lo stesso.

Studi a Barcellona e poi là dove è il cuore del mondo artistico: Parigi. Dove imperversano le avanguardie, i surrealisti proclamano la fine di ogni regola. E lui insieme a loro. Sarà considerato il più fervente esponente del surrealismo per quel suo gridato disprezzo per la pittura convenzionale “che andrebbe “stuprata, uccisa e assassinata”.

La realtà per Miró è un punto di partenza per i suoi viaggi in un mondo di sogno colorato di giallo, di nero, di rosso, di blu; popolato di forme essenziali, come se spogliasse il soggetto di tutto ciò che è superfluo. Non ci sono confini né limiti nel mondo di Miró. Tutto può essere arte. Ogni tipo di materiale: tela, iuta, cartone, masonite, pezzi di legno, di ferro… tutto ha dignità per divenire opera d’arte. La sua creatività sfida ogni tecnica: dipinto, collage, scultura, litografia, ceramica, scenografia, arazzo.

Un lungo viaggio compiuto tenendo i piedi ben piantati in un meraviglioso e luminoso atelier nella sua Maiorca che “è veramente bella, in certi luoghi ancora si sente la freschezza dei primi giorni della creazione”. Perché “stare a contatto diretto con la terra gli permetteva di assorbire la sua energia, come se lui fosse un albero…”

Così nasce una realtà parallela, un linguaggio particolare. Un linguaggio attraverso cui alludere e suggerire senza mai dire… partendo dalla natura. Lentamente, come in natura:  “considero il mio atelier come un orto. Laggiù ci sono dei carciofi. Qui delle patate. Bisogna tagliare le foglie perché crescano i frutti. Venuta l’ora bisogna potare. Lavoro come un giardiniere o come un vignaiolo. Le cose maturano lentamente. Il mio vocabolario di forme per esempio, non l’ho scoperto in un solo colpo. Si è formato quasi mio malgrado.”

 

Patrizia Gorzanelli

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Info utili e link pubblicitari

A questo link trovate le informazioni per una visita guidata alla mostra:  http://www.vagaboandando.it/mostra-joan-miro/

A 3 km dal centro di Bologna, è possibile sostare presso l’area di sosta de La Bottega del Campeggiatore, in via della Beverara 157. Il centro città può essere raggiunto con i mezzi pubblici, la cui fermata è a pochi metri dall’area di sosta, in bicicletta o a piedi.

Per soggiornare è necessario telefonare durante gli orari del negozio, dalle 8,30 alle 12,30 e dalle 15,00 alle 19,00, al numero telefonico 051 634 1504.

Coordinate GPS  44°31’29,37” N – 11°19’56,43” E

Nota: l’area di sosta è aperta a camper e roulotte.

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