Vivere le vacanze e crescere in camper: i ricordi di un bambino, ora camperista adulto 

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Il nuovo (ai tempi) Ford Transit aspirato di mio papà se ne stava in prima corsia e camminava verso il Veneto. L’allestimento era fatto da Safariways, il modello era il Nairobi. Dalla cabina si sentiva salire la musica degli 883, probabilmente era la cassetta di “Nord Sud Ovest Est”, mamma invece seguiva papà con la sua Bmw 320 perché poi lui sarebbe dovuto tornare a casa la sera per tornare a lavorare.

La prima cosa che ricordo, da bambino, della mia prima esperienza in camper è il profumo: un profumo diverso da quello che si sente normalmente nelle altre case.

Il perlinato del soffitto di quel camper aveva un fascino totalmente differente dagli altri, anche la stufa Truma era bella da vedere.

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Tra i tanti ricordi uno in particolare mi viene alla mente, vivo come fosse oggi: sono sulla dinette la sera prima di partire e dalla finestra guardo la canna dell’acqua che riempie il serbatoio: 1,2,3… “no, non esce ancora l’acqua”,  1,2,3… “niente, non ha ancora riempito tutto”, 1,2… “aspetta! Eccola lì che esce !”. Riempire il serbatoio dell’ acqua è l’ultima cosa da fare e preannuncia la partenza imminente: quello è il segnale.

Ricordo di essermi messo con mia sorella sul letto della mansarda, sotto la coperta, oscuranti tirati ed occhiello sistemato nell’asticella per evitare che tornassero su (era duro da abbassare), tendine tirate e via ad aspettare. Il camper è acceso ora, il motore  fa tremare un po’ tutto e concilia il sonno. Sento papà chiudere le biciclette con il lucchetto per evitare che le rubino durante la sosta; ora papà sta parlando con mamma per decidere dove fermarsi (non erano molto diffusi i cellulari), poi sale; sento la portiera chiudersi, mia sorella dorme già e chiudo gli occhi anche io… si parte.

Passammo anni a fare vacanze in camper nei campeggi: giornate di libertà assoluta e di nuove esperienze. Poi io e mia sorella crescemmo ed iniziammo a viaggiare in aereo per altre destinazioni, il camper fu venduto… non aveva più senso tenerlo fermo tutto l’ anno; se ne stava lì, sapeva di aver fatto il suo dovere e di aver fatto viaggiare e conoscere tanti posti a due bambini con i loro genitori. Sapeva che era ora di andare.

Lo ricordo ancora con molta nostalgia, quel vecchio Safariways; mi ha fatto fare esperienze bellissime e vivere momenti emozionanti, come quando ero nel letto in mansarda e fuori pioveva.

E’ un bel ricordo, che porterò sempre nel cuore.

Dopo diversi anni, non più bambino, decisi di fare il salto: comprare un altro camper per vivere in prima persona esperienze come quelle vissute con i miei genitori, perché alla fine se un bambino cresce in un camper non può che restare lì dentro.

Ho un vecchio Ford, è un Transit aspirato. Ebbene sì, il modello è il Nairobi della Safariways, lo stesso in cui sono cresciuto.

La mia è una storia d’amore, che meritava di essere raccontata.

Buon viaggio!

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